9 dicembre 2012

Mona di Orio Oiro: fado per Mona

Fado è una parola portoghese che deriva dal latino fatum, destino. Il Fado è un canto popolare tradizionale che nasce da un sentimento particolare, un canto di lutto ma anche di vita, che mescola il riso al pianto, è la malinconia condivisa che unisce e fa compagnia. Cantando questo demone ti prende l'anima nel ricordo, è il canto del fato che è ricordo e assenza. Proprio un anno fa il fato si è compiuto per la cara Mona, lasciandoci come unico inestimabile tesoro le sue creazioni cariche di personalità e classe, proprio come lei. Ho deciso allora di ricordarla partendo da dove tutto è cominciato, dalle sue origini italo-portoghesi ed in particolare da un'altra parola portoghese, dal tesoro più brillante: Oiro, oro.

Come avrete capito anche dal mio post su Joy, adoro il gelsomino e credo sia uno dei fiori più complessi che esistano. Le varietà profumate in natura sono talmente tante e le materie prime che si ricavano così diverse e ricche di sfumature che mi mandano letteralmente in visibilio. Nella storia della profumeria le composizioni che si reggono sul gelsomino sono talmente tante che al giorno d'oggi realizzare una fragranza al gelsomino che sia originale è molto difficile. Mona ci è riuscita.

Credo si possa apprezzare fino in fondo una fragranza come Oiro solo portandola in una notte d'estate, col vento caldo e secco che sfiora la pelle arsa e profumata. Questo è il suo racconto che parla di gelsomini rigogliosi, dei fiori che passano il giorno bevendo la luce dorata fino al calare del sole per poi la notte esalare la freschezza del respiro vitale, spargendo così il loro richiamo sessuale. L'apertuta è croccante, verde e leggermente fruttata di mandarino e petitgrain e introduce l'assoluta di gelsomino indiano, più verde di quello di Grasse. Il cuore cresce e si scalda fino a fondersi con la la pelle, pulsando di un battito animale nelle cui vene scorre il calore fluido dell'ylang-ylang.
Portare Oiro in una notte d'estate, camminando al confine fra la costa e il deserto ti fa apprezzare soprattutto quello che rimane dopo ore, quando al fiore languido non è dato il tempo della decadenza. L'ylang-ylang spesso fruttato e fin troppo maturo qui è dissolto fra la sabbia dell'immortelle dagli echi neochypre ed fuso in un ammaliante contrasto con l'acetato di cedrile, materia feticcio di Mona dagli accenti misteriosi di legno bruciato e cuoio. Ricordo che dopo mesi raccontai a Mona dell'immenso piacere di portare Oiro per un uomo amante del gelsomino come me e mi rispose che pur non avendo creato Oiro con in mente un uomo o una donna, adorava il gelsomino sulla pelle maschile. Forse per questo l'ha dipinto in chiaroscuro attualizzando sfumature che solo la profumeria art decò aveva osato prima di lei.

Oggi ricordo così Mona proprio come lei avrebbe amato, attorniato di corrispondenze olfattive: indossando Oiro, bevendo vino rosso e ricordandomi delle sere d'estate, della passione nei suoi occhi, fra l'allegria e la malinconia che intrecciano le note del fado alla voce di Amalia.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

BRAVO, MAGS, bellissimo ricordo ...

flinndudu

marzipan_28 ha detto...

Nel mio scritto per Mona di un anno fa avevo detto: "la malinconia di una portoghese", senza sapere che un po' lo era veramente. Anche per me Oiro è un capolavoro. Oiro c'est moi, disse, perchè l'aveva creato prima di tutto per sè.

Magnifiscent ha detto...

@Flinn: grazie cara Flinn, son solo pensieri che girano nella testa e che un bel giorno senti che è giunto il momento di condividere. Sarei curioso di sapere se anche tu hai qualche ricordo legato a Oiro o a Mona in particolare.

@Marzipan: quando si dice che le cose intorno a noi ci parlano... Basta saperle ascoltare come hai fatto tu. Non sapevo che Mona avesse creato Oiro per se stessa, grazie per il tuo bel ricordo.

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