Già l'anno scorso avevo letto in giro per il web voci che volevano Bertrand Duchaufour al lavoro su una fragranza costruita attorno a fior d'arancio ed incenso, due note che raramente vanno d'accordo col mio naso. Purtroppo non posso farci nulla: il fior d'arancio echeggia sempre nelle mie narici con un trillo che sa di detersivo. Così ciò che ai più fa sognare la primavera lungo le coste del mediterraneo, per me uomo padano suona come un ordinario tintinnio di stoviglie ed è inesorabilmente legato al ricordo di saponette e bucato. Altra nota dolente è l'incenso che però il genio di Duchaufour era già riuscito a farmi amare in profumi come Dzongkha e Trayee di Neela Vermeire dove la sua maestria lo porta lontano anni luce dai postumi della Messa Alta. Proprio per questo, nonostante aleggiasse il terrore dell'effetto sapone&turibolo, ero curiosissimo di scoprire come Bertrand avrebbe potuto sviluppare questa idea.
Denyse a Esxence 2012 fotografata da Raphaella Berkley |
Nel suo romanzo "The Perfume Lover" parla dell'incontro con Bertrand e dello scambio di memorie di viaggio tra di loro, fra cui quella di un viaggio a Siviglia durante la settimana santa ed in particolare di un incontro passionale durante la madrugada, la notte che precede il sabato santo. L'incenso e le colonie dei fedeli nella processione, i ceri votivi, la pelle calda di due amanti, Habanita sul collo di lei e l'odore di tabacco sulle dita di lui. E' l'alba ed il vento carico del profumo di fior d'arancio dissolve questo incanto nell'immobile attesa della Pasqua. Il profumo vuole proprio catturare questo momento fugace, questo Duende.
L'apertura è appena aldeidata e dona grande slancio alla densità dei petali bianchi mentre l'amarezza verde e linfatica del petitgrain citronnier (i germogli del limone) aggiunge freschezza echeggiando alle colonie agrumate da sempre molto popolari in Spagna. L'aspetto del fiore d'arancio che Bertrand e Denyse hanno preferito enfatizzare qui è sicuramente quello pulito, luminoso piuttosto che quello più notturno e indolico. Tra i fiori indolici usati in profumeria, tuberosa, gelsomino e fior d'arancio, quest'ultimo è il più asciutto perché manca della parte lattonica che nella tuberosa cela un'allusione all'incarnato latteo femminile. Proprio l'assenza di questa morbidezza ha reso necessarie 128 prove affinché Bertrand riuscisse ad amalgamarlo perfettamente all'olibano resinoide nel fondo spegnendo la dissonanza col suo aspetto metallico, minerale e quasi crudo.
A fare da ponte fra queste note è un delicatissimo accordo ambrato che esplora tutte le sorprendenti sfaccettature dell'assoluta di lavanda Luisieri, una varietà di lavanda che cresce spontanea nel sud della Spagna. Rispetto alla lavanda Angustifolia più fresca e floreale infatti, qui vince quello canforaceo ed aromatico prima, poi floreale e infine balsamico e mielato facendone un ibrido olfattivo fra lavanda, cisto, elicriso e tabacco biondo. La sua complessità si incastra a perfezione perciò fra la freschezza iniziale e l'incenso, scaldato da benzoino e cera d'api.
Conca d'oro (1957) - Leonard Van Matt |
P.S. Sperando di rincontrare Bertrand Duchaufour e Denyse Beaulieu, vi anticipo che L'Artisan Parfumeur presenterà ufficialmente Séville à l'aube a settembre a Pitti Fragranze. Tuttavia se siete impazienti di provarlo potete tentare la fortuna partecipando all'estrazione di un campione su Grain de Musc. Buona fortuna!
2 commenti:
Quando si dice il destino! In questi giorni mi è capitato tra le mani The perfume lover e mi accingo a leggerlo, appena libera.
Attendo con curiosità l'uscita ufficiale di Sèville a l'aube. A me piace il fior d'arancio, ma, per la ragione inversa alla tua, non in profumeria, ossia raramente trovo una fragranza che me ne restituisca l'incanto naturale. Padana cresciuta nel meridione, il fior d'arancio per me è l'ultima scia odorosa della giornata, un pulviscolo di profumo che resta sospeso nell'aria, dopo che l'olea fragrans e il caprifoglio si sono assopiti, e indugia nella memoria lungamente,occupandone ogni spazio, riaffacciandosi dolceamaro e invadente, ormai incorporeo. E' di una tonalità più luminosa, più semplice, più trasparente, così mista al timbro delle foglie e del legno, di quanto non sia usualmente nei profumi. 'L'odore nuziale delle zagare'...spero davvero di ritrovarlo in questa alba di Seviglia. Grazie come sempre per le tue letture profonde.
Sono curiso anche io di testare il nuovo Artisan e la tua recensione, se possibile, mi ha messo ancora più curiosità.
L'unica cosa che mi infastidisce anche un po' è che ormia le uscite sul mercato sono condizinate dalle due fiere annuali a Milano e a Firenze. Con la conseguenza, paradossale, che puntualmente a settembre, porta dell'autunno vengono presentte fragranze tipicamente estive.
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