
Quello che colpisce subito di Sortilège è il nome facile da ricordare anche grazie ad inconfondibili assonanze. Nella mia testa lo associo inevitabilmente a una vecchia pubblicità con disegnata una sirena, Lorelei forse o Rusalka che canta alla luna il suo sortilegio accompagnato dagli arpeggi di una lira. Sortilège apre con la vivacità saponosa delle aldeidi fra agrume, rosa e lillà che dipingono la tipica eleganza signorile dei fioriti aldeidati di vecchia scuola tutti guantini e maniche a tre quarti. Presto arriva il gelsomino languido con la polposità della pesca che veste di velluto la fragranza e svela ogni mistero. Non ho mai sentito la formula originale ma è come se un decennio dopo Vacher avesse voluto riscrivere Arpège in chiave più moderna e luminosa, aggiungendo una femminilità gioiosa che Marie Duchêne (Patchouli Nobile, Laboratorio Olfattivo Alkemi) riesce ad esaltare nelle sfumature fragola senza cedere un millimetro di classe. Il sottofondo è una sinfonia floreale, soprattutto rosa, fior d'arancio, ylang ylang e narciso che poggia su un letto di sandalo, vetiver e iris velati da un accordo chypre con vero muschio di quercia certamente oggi meno denso ed animale ma comunque pastoso, avvolgente e duraturo.
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