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Il risultato a volte è sorprendente perchè porta a qualcosa di inaspettato e non banalmente edibile. Il bello è che questi esperimenti inizialmente nascono per pura verve creativa fuori da ogni regola, quindi senza vincoli di commerciabilità. Il rovescio della medaglia è poi la difficile produzione su larga scala a causa di materie prime molto costose e a volte difficili da reperire in larghe quantità. E' il caso di un esperimento meraviglioso che risale al 2006 e che poi Andy produsse per un breve periodo di tempo in numero limitato di pezzi: Orris è il nome di questo esperimento ed è fortunato chi ne possiede almeno un assaggio come me.
Credo che la scelta del nome Orris invece che Iris non sia casuale ma sia voluta per rimandare immediatamente alla mente la radice dell'iris (in inglese orris root) e non il fiore. Orris è una delle interpretazioni dell'iris (di cui si usa sempre e solo il rizoma in profumeria) più particolari e atipiche, simile a nessun'altra che esalta l'aroma della radice al suo stato più selvaggio e terreno senza volerla tramutare nell'idea eterea e polverosa di un fiore incipriato e diafano.
Insolitamente per un profumo all'iris, la partenza è vigorosa e agrumata di un limone acerbo, più verde che aspro, resa frizzante da una sferzata di pepe unito alla cannella a scaldarlo. Da questa esplosione scaturisce l'eterea cipria d'iris con una vaga impressione rosata di geraniolo mitigata dalla freddezza della viola che riporta per un attimo al verde dei primi istanti. Poi pian piano emerge la rosa bulgara con sentori ubriachi di damascenone che sulla scia della cannella formano un liquore morbido eppure sospeso.
Poco alla volta appaiono i legni preziosi, sandalo australiano piu asciutto e pungente e sandalo di Mysore dai toni più vellutati e quasi floreali. L'aspetto legnoso si accentua e diventa più corposo con tocchi di oud e vetiver che sposta di nuovo la composizione su toni verdi ma gli conferisce anche una sfumatura fumosa. Il cuore della fragranza in questo istante è incredibile e quasi ricorda una tazza fumante di thè darjeeling con poche gocce di miele rosato a cui non so resistere, ne devo bere.
Il fumo poi, reso più soffuso e freddo dai punte di incenso indiano riapre la strada alle note floreali della rosa e della radice d'iris che si fa più potente e burrosa, sottolineata ora da un meraviglioso accordo di ambra grigia e catrame di betulla che porta l'inconfondibile sigla calda, resinosa e cuoiata alla base delle prime composizioni di Andy, L'air du desert maroccain e Lonestar memories. Il prezioso rizoma è tuttavia sempre li nel fumo, polvere fatata tra le resine, possente architettura invisibile col suo respiro che soffia su fasci di rose di legno.
L'effetto è intenso, magnetico, come raramente un iris lo è stato e che mi viene il sospetto crei dipendenza dato che non staccherei il naso dal polso ora. Davvero un peccato Andy non lo produca più per l'elevato costo e la qualità delle materie prime (che si percepisce nettamente) e la difficile produzione del particolare burro d'iris usato, ma dopo tutto esprimere i desideri non costa nulla e quindi io lo faccio, chissà...
4 commenti:
bellissima descrizione di un profumo che anche io ho la fortuna di possedere in un piccolo sample.
L'impronta del primo Andy è inconfondibile e potrebbe essere il Tauer che acquisterei, se si potesse farlo.
Barbara
Sempre stata curiosa di provarlo, chissà che in futuro... qualche boccettina.. chissà... :-)
Quanto avrei voluto conoscerlo!
Bellissima e vivida descrizione.
Eh si Barbara, l'impronta dei primi Tauer è davvero inconfondibile ed è quella che più amo delle sue creazioni.
Marinella, lo spero tanto anche io che si decisa a riprodurlo, chissà.
Saraprfms spero ti capiti l'occasione di sentirlo perchè merita davvero. Mi piacerebbe sapere il tuo parere su questa meraviglia.
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