Pubblicità dei profumi Carven (1963) |
Carven Ma Griffe (1946) - Mentre l'Europa usciva dalla seconda guerra mondiale, Madamoiselle Carven volle creare un profumo dedicato alle giovani ragazze, una fragranza che parla di una donna gioviale e rispettabile in contrasto coi jus spessi da femme fatale tanto in voga allora. Si rivolse quindi a Jean Carles che, oramai anosmico, riusci comunque a creare una colonia dalla verve e dall'eleganza incredibili. Ma Griffe da subito l'idea di giovinezza con un soffio di aldeidi e bergamotto ma mostra anche il piglio deciso del galbano e soprattutto dell'acetato di stirallile, un sintetico potente che adoro (si sente bene anche in testa a Bandit di Piguet), qualcosa a cavallo fra un bocciolo di gardenia croccante e l'amaro del rabarbaro: materia di gran carattere che qui il maestro decide di surdosare come mai osato prima. I profumieri di oggi avrebbero probabilmente timore nel farlo dato il suo ampio uso negli ultimi trent'anni per profumare gli insetticidi. La testa è comunque un guizzo primaverile da sempre ammirato da molti. Le note linfatiche unite a un tocco di agrumi si fondono nel cuore cuore fresco e rosato appena scaldato dalla dolcezza dell'ylang-ylang. L'evoluzione però non cede troppo alla sensualità dei fiori e dopo un sorriso malizioso e un accenno di cannella torna fra il rigore e la freschezza di legni leggeri e del labdano.
Bar Suit (1947) - Christian Dior |
Christian Dior non amava la silhouette pratica dell'abbigliamento in tempo di guerra che evidenziava poco le forme femminili. Così ciò che Coco demolì in anni lui la reintrodusse in un lampo: ovvero i bustier debut du siècle che però regalavano una vita da vespa, enfatizzavano le spalle e soprattutto le grandi gonne realizzate con kilometri di tessuto per la gioia del socio di Christian, Marcel Boussac, magnate delle telerie. Allo stesso modo Miss Dior riprende la classica struttura di Chypre(1917) di Coty. Sentendo la sfumatura cuoiata dell'originale, non ho potuto non pensare alla fisica del bustino che fa si che tutto il peso dell'abito poggi sul bacino. Così la fragranza poggia sulla base animale che la rende vibrante e le da una carica sensuale unica. Anche il cuore è arricchito con un accordo floreale di gran volume, come una manciata di petali. Rosa, tuberosa, gardenia, gelsomino e un tocco di fior d'arancio sbocciano proprio come le ampie gonne, dando ritmo e texture all'eleganza ombrosa del muschio di quercia.
Infine, come gli eccentrici cappellini di Mitzah Bricard completavano il New Look, l'insolenza del galbano aggiunta al bergamotto lo rende fresco, moderno, in piena tendenza con altri jus dell'epoca, uno su tutti Vent Vert creato da Germaine Cellier per Balmain.
Il successo planetario fra le giovani signore lo rese iconico e anch'esso imitatissimo ed è normale quindi che il jus sbiadito di oggi suoni maturo e generico salvo che non ci si lasci trasportare fantasticando donne eleganti e impeccabili come Evita Peron lasciarsi avvolgere da scie di Miss Dior.
<Parte 1> <Parte 2>
3 commenti:
Lettura interessantissima per un ignorante sui vintage e storia della profumeria qual sono. Credo lo sia comunque anche per tutti coloro che ti seguono e leggono, grazie!
Ciao Marcopietro,
grazie e bentornato qui. Siamo tutti un po' ignoranti in materia, ma è normale. Per decenni i nasi sono stati entità nell'ombra e tutto ciò che stava dietro la bottiglia di profumo era nascosto dall'ombra del marchio. Dovevano essere Dior e gli altri a fare le fragranze agli occhi della gente :)
Oggi sappiamo che non è così fortunatamente ma c'è una storia affascinante da scoprire e non è sempre facile farlo, dato che esistono poche fonti ufficiali.
Spero di essere riuscito a farti amare un po' la figura di Jean Carles come è successo a me :)
Ti è mai capitato di sentire alcune delle sue fragranze e ti va ri raccontarmi le tue impressioni?
Merci pour cette revue sur Jean Carles, je ne connaissais pas l'histoire de ces parfums et c'est passionnant!
Posta un commento