6 dicembre 2013

Dyptique Milano: la rive gauche non è così lontana

Cammino veloce e cerco di non farmi distrarre dai decori dei palazzi barocchi per non inciampare nella gente che invade il quartiere per l'aperitivo. L'atmosfera bohèmien è adorabile però, così mi guardo attorno e inizio a fare la spunta di ciò che vedo. Ci sono gli artisti di strada con le loro croste colorate lungo il marciapiede. Ci sono i tavolini apparecchiati con tovaglie a scacchi rossi e i menù in varie lingue. Ci sono una bottega con cavalletti e colori e un'infilata di gallerie d'arte, segno del legame con le avanguardie artistiche del '900. C'è qualche antiquario e un negozio di abiti vintage.
Finalmente arrivo davanti alla boutique Diptyque, ma non sono a Parigi in Boulevard St. Germain, sono a Milano in via Brera 23 e fa strano vedere quelle vetrine gemelle. Merito di Olfattorio e della sua sinergia col marchio, il primo spazio italiano Dyptique inaugurato una settimana fa non assomiglia ai nuovi punti vendita asettici in bianco e nero. Invece è un tuffo nei miei ricordi parigini e un omaggio al quartier generale al 34, Blvd St-Germain.

Lo spazio in cui sgomitavano diversi marchi di Olfattorio un anno fa ora è stato trasformato dall'agenzia Cent Degrés in un bazar dallo chic atipico ricco di citazioni alla filosofia dei fondatori Yves Coueslant (uno scenografo), Desmond Knox-Leet (un pittore) e Christiane Gautrot (una designer tessile). L'amore per le mete esotiche e per le stoffe salta subito all'occhio: nella prima sala, dietro le fragranze e i vecchi vetri da farmacia sugli scaffali, una carta da parati blu mi porta dritto a Kyoto coi suoi motivi classici delle sete da kimono. L'arte e la pittura occidentali rivivono invece nella seconda sala decorata dalle ossessioni grafiche di Fornasetti sul tema dell'ovale oppure da motivi bucolici rubati alle tappezzerie rococo che mi ricordano i sentori mediterranei che amo in Virgilio, l'Eau Trois e Philosykos.

A parte piacevoli distrazioni come un bicchiere di prosecco e piccoli sfizi per il palato, ero attratto dalle fragranze d'ambiente e in particolare dalle candele che anche qui è possibile farsi incartare con veline colorate particolari a seconda della fragranza. Dal 1963 quando lanciò Aubépine, Thé e Cannelle, Diptyque ha creato un immaginario olfattivo raffinato che va oltre il solinota. E' il caso della candela natalizia Ecorce de Pin che fonde il pino e la sua resina in un liquore torbato ed erbaceo da sorseggiare leggendo accanto al fuoco. Fra vecchi libri e diari di viaggio non mancano spegnitoi e smoccolatoi, quei curiosi accessori che mandano gli amanti delle candele come me in brodo di giuggiole. I più tecnologici invece si compiaceranno coi diffusori Le Sablier e l'elegante Un air de Dyptique col suo involucro neodeco in ceramica e metallo.

Infine non manca una parete a mosaico dedicata all'art du soin che si accosta bene ai finti marmi trompe-l'oeil qua e la. L'ispirazione di questi dettagli viene dal retrobottega anni '40 in St. Germain, una parte non accessibile al pubblico che spero di riuscire a vedere nel mio prossimo tour parigino. Nel frattempo godiamoci questo piccolo angolo di rive gauche a due passi dalla Scala.

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