"E cosi, nel buono e nel cattivo tempo, nella fame e nelle feste, gli abitanti del villaggio si mantenevano saldi alle loro tradizioni. Finché, un giorno d'inverno, non soffiò un irrequieto vento del Nord" J. Harris - Chocolat
Soffia il vento freddo della Manica che gonfia le onde e sbatte sulle pietre incrostate dalla marea. Siamo in Normandia fra la brughiera lungo la costa ma non è più la Granville vista con gli occhi nostalgici del Christian Dior bambino, della luce pomeridiana che scalda i mughetti nel giardino della rosea casa paterna. Siamo piuttosto in un mattino dall'aria densa che riempie le narici della sua pungente umidità. Il mare, i normanni lo sanno, è qualcosa da cui ripararsi. C'è ma alle nostre spalle, oltre la spiaggia di sabbia grigia e le battigie di fagiolini di mare dove sbattono gelidi i cavalloni della marea che sale, al di la della pesante cinta muraria, scavalcando la brughiera e poi gli orti coi loro umori. Finalmente qui si respira Granville, nei viottoli di case medievali, tra muri di pietra livida e il cielo incostante di una mattina di primavera.
Questo è il paesaggio olfattivo che François Demachy dipinge per questa colonia fredda come il mare normanno, pungente e verde come le aspre scogliere dell'isola di Jersey che si intravedono all'orizzonte. Egli stesso infatti spiega così l'ispirazione di questa composizione: "Volevo creare una fragranza che non fosse solo aromatica dato l'aroma eccessivo del pino, mu anche molto pungente ed estremamente fresca, per evocare le raffiche di vento e le onde che perpetuamente si infrangono sulle rocce. In Granville, la natura è tutt'altro che quieta. Questa fragranza è il profumo del vento che spira laggiù".
Tanto raffinato e geniale quanto timido e scaramantico, Monsieur Dior era molto legato alla sua terra natale e ai suoi ricordi d'infanzia. Proprio per questo voleva che nelle sue collezioni ci fosse sempre un capospalla chiamato "Granville" e le sue boutique fossero decorate di bianco e di un particolare punto di grigio, suoi colori preferiti. Questi due elementi-feticcio sono ben riassunti idealmente in questa colonia corroborante, ruvida ed elegante come una silhouette strutturata in shetland grigio che completa "La Collection Couturier Parfumeur" come probabilmente Dior stesso avrebbe voluto.
Chi ama le tonalità aromatiche e resinose la potrebbe anche portare tutto l'anno ma sono certo che Granville renda al meglio nella calura estiva donando piacevoli brividi di freschezza sulla pelle maschile e, perchè no, anche sulla sulla pelle di una donna dinamica e dall'eleganza naturale.
L'apertura è caratterizzata da note verdi di galbano unite allo spigo e a punte amarognole date dal rosmarino. Solo un accenno di agrumi come un pallido sole fa capolino per un istante, ma è un limone anch'esso acerbo che non ha avuto calore a sufficienza per riempirsi di sole. Il basilico dolce d'inverno si agiunge forse come citazione ad Eau Sauvage, sostenuto da un accordo di pepe nero tinto di una lieve sfumatura rosacea.
La fragranza poi si ingentilisce col fior d'arancio, che ne pervade l'impianto asciutto e rende la composizione meno austera, più distesa e diffusiva. Si percepisce qui un misto di allegria malinconica reminescente della villeggiatura di signorine da marito e dei mouchoir profumati dei gentiluomini dell'alta società della "Monaco du nord" debut du siècle.
Dopo questo sprazzo di mondanità, come una folata di vento freddo, il profumo vira di nuovo sul verde asciutto e quasi pungente del timo per poi fondersi con le note più mentolate di ericacee e fruttate di resina d'abete dall'umore più fresco e canforaceo che denso e resinoso. La quiete regna nelle note di fondo, il sillage si placa leggermente senza cedere però e regalando ancora per svariate ore un'immaginaria passeggiata tra i boschi di conifere, tra rocce muscose e sentieri cosparsi di aghi e pinoli essiccati. Nel finale il vetiver e un tocco di muschi soffici, al mio naso aiutati anche da un sospiro d'olibano (pinene), pennellano qua e la cortecce e radici umide impastate al suolo nero che attutisce i passe e lascia che si senta solo la natura selvaggia su cui spira il vento del nord.
5 commenti:
Non penso possa essere nelle mie corde perchè quando sento "note balsamicche, resinose, di pino, conifere ecc." sò già che la mia pelle potrebbe diventare una sorta di pastiglione Valda. No, thanks. Ma l'eccellente descrizione, molto evocativa, invita sicuramente all'assaggio. Le colonie Dior sono state le prime profumazioni "artistiche" che ho incontrato e continuo a pensare che molte siano dei piccoli e grandi capolavori (la Noire, l'argent, anche l'Ambre): attendo quindi la discesa delle colonie galliche in Milan town per nuove sorprese olfattive.
Non possono chiamarsi recensioni,queste assomigliano più a poesie.
Come Gretel non penso potrei apprezzare su di me questo profumo ma se riuscirò mai a sentirlo sarà grazie alle parole che hai scritto.
Ermano, quanta poesia! Ti sei superato, bravo!
certo che con la tua accattivante prosa riesci a solleticare ogni mia curiosità, sinora mai provato nulla della Collezione Dior, prima o poi dovrò rimediare...
Grazie :)
Ragazze, non lasciatevi intimorire dalle piramidi su, siate audati e affidatevi al vostro naso per giudicare! Potreste scoprire che non si tratta di pastiglie valda :)
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