6 agosto 2013

Incensi Astier de Villatte: meditazioni estive

Che profumo hanno le vostre sere d'estate? Al mare, in campagna o ai monti, beato chi si sta godendo i profumi che la natura sprigiona la sera. Qualche settimana fa anche io mi stavo godendo i profumi intensi e selvaggi della Sardegna, ma son già tornato in città e ci resterò praticamente tutto il mese. Inevitabile lasciarsi prendere dalla voglia di avere in casa profumi di spazi aperti per viaggiare con la mente alla ricerca di frescura. Se d'inverno mi piace usare le candele, d'estate preferisco gli incensi perché li trovo perfetti per rinfrescare l'aria stando con le finestre aperte. Così in queste sere sto bruciando alcuni incensi giapponesi di Astier de Villatte presi nel mio ultimo viaggio parigino, bastoncini che scrivono per fumum storie di paesi lontani così suggestive che non potevo fare a meno di condividerle.


Jinbakō - Cofanetto per incensi (Periodo Edo 1615-1868)
Arrivato dalla Cina nel 538 DC assieme al buddismo, l'incenso o Kō, come viene chiamato, è entrato a far parte della cultura nipponica al punto da essere usato non solo per profumare la casa o nei rituali e nelle cerimonie, dalla cerimonia del the ai funerali, ma ad avere sviluppato un vero e proprio cerimoniale esso stesso, il Kōdō (la via dell'incenso). Già nel VII secolo sull'isola di Awaji si produceva incenso usando legno di agar e perfino le pagine più intime del Makura no Sōshi (I racconti del cuscino) sono piene di riferimenti all'incenso. A differenza dell'occidente dove rimane confinato agli altari, in Giappone bruciare essenze diventa un piacere sempre più raffinato per cui vengono creati cofanetti portaincenso, bruciatori e altri oggetti che sono dei piccoli gioielli da esibire per far godere anche la vista oltre che l'olfatto.

L'incenso giapponese è ottenuto con un impasto di oli, erbe, legni e resine fra cui sandalo, legno di agar, patchouli e benzoino. L'impasto viene lavorato e "filato" a bastoncini che s'induriscono essicando. A differenza degli agarbatti indiani, non avendo supporto in legno ha un odore meno affumicato, più raffinato mentre brucia e altera meno le profumazioni. Gli incensi Astier de Villatte sono prodotti dai Kō-shis, maestri dell'incenso giapponesi dell'isola di Awaji. La confezione da 125 bastoncini ha un buon rapporto qualità-prezzo e le fragranze sono le stesse create dal team Tagasako di Françoise Caron anche per le candele.

Quelle che sto usando io sono Yakushima, Quebec e Namche Bazar ed è notevole la fedeltà delle fragranze alle candele. Potete divertirvi anche come faccio io in modo meno solenne, a rifare i giochi classici del Kōdō: annusate gli incensi da spenti, comparateli e tentate di capirne le note. Poi ne scegliete uno e lo accendete. Sentirete quando si spande quante sfumature emergono!
Yakushima dipinge il paesaggio dell'isola omonima con un bell'accordo legnoso di cedro, smussato da una lacrima di resina d'abete e dalle note verdi del fogliame umido. Quebec invece è più morbido, di un verde fermentato con punte tostate, scaldato dalla dolcezza vanigliata dell'erba del bisonte, una pianta usata dagli amerindi come medicina e per scacciare gli spiriti maligni. La mia preferita però resta Namche Bazar che unisce i sentori asciutti del the nero dagli accenti fienosi e tabaccati alla luminosità aromatica dello spigo e della verbena. Il contrasto è freschissimo nell'aria e mi da una sensazione di armonia. Mi piace bruciarlo prima di dormire, sentirlo fluire nella calura come un invisibile racconto del cuscino, abbandonarmi e ritrovarne poi il fantasma con l'aria fresca del mattino.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Che bella descrizione Ermano. Io adoro le candele di Astiere, la mia preferita è Rue Saint Victor, ma mi piacciono molto anche Hoedic e Edimbourg. Mi hai fatto venire voglia di provare gli incensi...
Grazie, Stefano Asus.

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