6 novembre 2010

Barry Lyndon di Maria Candida Gentile Maître Parfumeur

Queste mattine autunnali dall'aria più fredda, gli alberi che sfoggiano colori dall'oro al bruciato e la luce ancora calda del sole dopo giorni di pioggia incessante mi fanno venire voglia di contatto con la natura prima che vada in letargo. In questi giorni desidero sentirmela addosso con aromi più verdi, di immergermi "nello spirito silvestre, d'arborea vita vivente".
Spruzzo, chiudo gli occhi, inalo e m'immagino una mattina carica di bruma, il calpestare sordo degli zoccoli sull'erba madida, l'aria frizzante che sale dalle narici e l'odore della brughiera. Forse anche Maria Candida Gentile deve avere immaginato tutto questo componendo Barry Lyndon, sua ultima creazione presentata a Pitti Fragranze 2010. 

Mentre racconta l'idea per questo profumo nata in una mattinata sui prati della Valle d'Aosta ancora il volto le si illumina nel rimando al film di Kubrik tratto dall'omonima novella di W. M. Thackeray. In particolare l'ispirazione nasce dalla scena in cui Barry Lyndon dopo un duello fugge avventurosamente nella brughiera irlandese solo con in tasca venti ghinee. Kubrik per il film non volle l'ausilio di luci artificiali per far si che la fotografia fosse particolare, naturale, quasi emula dei quadri di Hayez. Così pure la capacità di emozionarsi di fronte alla natura e alle corrispondenze che essa ci evoca e di ricercarla è una costante del percorso creativo di questa Signora del profumo, la sua vis narrativa che qui si traduce in una poesia tra le pagine di un antico erbario rilegato in cuoio, con le erbe essicate sotto pressa tra i fogli porosi e ingialliti dal tempo.

La foto è di un mio viaggio in Normandia
La fragranza è la più marcatamente maschile della linea di Maria Candida Gentile e sembra vestire come un guanto su un uomo anticonformista che veste l'elenganza rilassata di un pull di cachemire, oppure su una donna sicura del proprio fascino naturale in giacca di tweed dal taglio pulito. Denominatore comune sarà l'amore per la natura, il fuggire dal cemento per ricercare il più possibile il contatto con essa.

Appena scaldato il profumo sulla pelle si percepisce l'avvio originale con una sferzata di erbe quasi medicinale di erica, anice e amarognola di timo e un accenno di agrumi, forse bergamotto e limone d'inverno più verde e secco, proprio come la brughiera nella nebbia del mattino. Poi la fragranza si apre e fa capolino l'artemisia che annuncia i primi raggi dell'alba su cui sboccia l'arnica montana con le sue corolle dorate che riportano al calore di un prato carico di sole. Tutto è trattenuto su sentori verdi dalla presenza di una lavanda molto secca che non cede al fiorito ma gioca a rincorrere l'aroma dell'artemisia. Nel fondo infine una buona dose di fava tonka con accenni di vaniglia fa percepisce l'eredità del secolo dei lumi con le pagine ingiallite e porose dell'erbario che conservano il tono poudré dei salotti eleganti popolati di dame alabastrine e l'aroma del tabacco biondo dei foumoir con sfumature di fieno e cuoio che riecheggiano alla sella ed al cavallo di Barry. Non si pensi però a tabacco e cuoio preponderanti poichè qui tutto è rarefatto, delicato ma persistente e mantiene tracce di quell'erba assolata restando per ore come una piacevole aura bucolica che mi ha fatto ripensare alle estati in campagna, agli odori famigliari tra i ruzzoloni nel fieno e le corse sui prati rivivendo la vivacità di allora senza vene malinconiche, anzi mettendomi di buonumore.

3 commenti:

gretel ha detto...

Barry Lyndon dal punto di vista fotografico è stato un film a dir poco "spericolato", visto l'uso smodato delle candele (e di un particolare obiettivo zeiss) per riprodurre la luce dei quadri di Hayez e Watteau su tutti.
Ogni film amato è "bello a mamma sua" e ci si affeziona alla propria e soggettiva visione di un personaggio o di una pellicola: non riesco quindi ad essere molto equilibrata nel giudizio riguardo il nuovo profumo di MCG, non tanto per la composizione (la mia ignoranza non me lo permetterebbe) quanto per l'intenzione, ma è appunto una cosa assolutamente personale.
La mia pelle non rende molto bene le sue creazioni ma quest'ultima è forse più nelle mie corde, un gentile e molto ordinato giardino di fiori con una spruzzata di leggiadro cuoio (ok, è tabacco, Magnifiscent, lo sò, ma io ci sento un lieve scamosciato biondo quieto e ordinato) che rallegra la giornata ma che non riesce a scaldare il mio animo tanto quanto il personaggio made of Kubrick. interessante composizione.

Magnifiscent ha detto...

Cara Gretel, confesso la mia ignoranza, non avevo visto il film prima di questa recensione, ma il profumo di Maria Candida Gentile è stato l'occasione per un arriccimento olfattivo e non solo. Avevo letto che la Zeiss si era perfino inventata delle lenti particolari per questo film. In effetti il risultato è notevole. Quanto al profumo, è altrettanto strabiliante quanto la composizione mantenga una leggerezza ed un equilibrio bucolico pur osando note di tabacco cuoiato che lo rende davvero piacevole.

Marinella ha detto...

Sinceramente a me non aveva entusiasmato. Ricordo che la prima cosa a cui pensai fu "noiaaaaaa"... ma come tutti i profumi sentiti ad exsence gli darò un altra possibilità... visto come era ridotto il mio naso... :-)

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