10 febbraio 2016

DZING! de L'Artisan Parfumeur (1999)


Alexander McQueen AW 2001
Un ricordo che custodisco gelosamente della mia infanzia è quello del Circo. Ricordo che ero meravigliato e sopraffatto da tante sensazioni, l'attesa infantile, le lacrime e le risa per l'espressione impassibile dei clown, il fiato sospeso ed il rullo dei tamburi mentre gli elefanti passavano sopra una bella ragazza e la mia bocca spalancata per i trapezisti che saltavano come uccellini.
Immaginate un briefing olfattivo che chieda di di catturare tutte queste suggestioni nelle mani di un profumiere trentenne alla fine degli anni '90, nel pieno dell'estetica minimal. Suona davvero come la ricetta per un flop, vero?Fortunatamente, come direbbe Desiderio Erasmo da Rotterdam, le migliori idee non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia.

Quando L’Artisan Parfumeur lanciò DZING! nel 1999 gli diede il nome di Désir de Cirque. Olivia Giacobetti era l'astro nascente della profumeria artistica che, dopo un breve passaggio da Guerlain (Petit Guerlain con Jean-Paul Guerlain), aveva firmato creazioni originali come l'ineguagliabile fico ideale di Philosykos e l'eleganza ovattata e floreale di Hiris. L'impronta trasparente e giocosa di M.me Giacobetti da vita con DZING! ad una interpretazione magistrale del tema legnoso a cui intreccia sfaccettature speziate, cuoiate e gourmand, giocando contrasti di materie prime potenti infuse in una morbidezza da sogno. La note olfattive sono cuoio, zenzero, fava tonka, muschio, legni bianchi, caramello, zafferano, caramello, mela candita e zucchero filato.

DZING! apre senza compromessi e lo si può immaginare dalle descrizioni sul web che vanno dallo spavento alla meraviglia, dagli escrementi di elephante ai roditori cosparsi di Chanel No. 5. Sulla mia pelle le prime note sono pura genialità: come un clown che inciampa e cade faccia a terra in un fragoroso applauso, appare all'istante un suggestivo accordo di segatura secca misto alla radice di zenzero terrosa e ad una radiosità vagamente terpenica che lo rende chimico e irresistibile.

Olivia Giacobetti
Poi da stranamente plastico diventa gloriosamente animale brillando in un'aura floreale di gigli tigrati e giunchiglie. Nulla di veramente fecale al mio naso, ma certamente con rimandi al fieno di una stalla popolata da elefanti, cavalli, scimmie e bei gattoni.
Infine, DZING! diventa sempre più soffice rivelando il suo lato più tenero e naïf: non è un grande circo a tre piste, ma uno bohemien dove l'apertura sensazionale si trasforma in un gentile cuoio contemporaneo steccato di cannella e zafferano medicinali, caramellato da benzoino e vaniglia vagamente gourmand. Quando l'ho provato, ricordo che tenevo le dita incrociate (come per la ragazza sotto gli elefanti) che la magia non si rompesse in un pasticcio da mal di denti. Olivia riesce a tenerlo a perfezione: appena si intravedono nel buio bambini con le mele caramellate, lo zucchero filato ed i popcorns mentre la bella è sotto i riflettori che ondeggia in aria come su un trapezio, mentre la potenza sfuma nella trasparenza, l'allegria nella sensualità, la virilità nella femminilità solo come un maestro sa fare.
Dzing! ha longevità sopra la media nonostante la sua leggerezza e rimane come un alone che sorprende chiunque si avvicini. Il sillage è discreto.

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