Il bello di Mona è che ama stupire con la sua classe, con l'attenzione per i dettagli più che attraverso dei coup de théâtre e così mi ha piacevolmente spiazzato quando mi ha fatto sentire prima su mouillette e poi su pelle il Vétyver che entrerà con altre tre fragranze a far parte della linea Les Nombres d'Or.
La fragranza è luminosa e di classe da cima a fondo nonostante si tratti di un legnoso grazie anche alla scelta del vetiver burbon, il più classico ed amato dai grandi profumieri del passato e quello che a mio avviso è il più armonioso e ricco di sfaccettature, dalle note saline a quelle lievemente fumose, dai riverberi erbacei a quelli più cupi. L'apertura è corroborante di note esperidate, soprattutto pompelmo reso ancora più frizzante da una speziatura fresca di ginger blu del Madagascar resa più penetrante e quasi mentolata dalla salvia sclarea. Il cuore si fa via via più caldo di noce moscata e introduce il tema boscoso del vetiver, supportato dal cisto labdano e smussato da un soffio di fava tonka che gli conferisce anche una particolare grazia. Il risultato è un legno morbido, che al mio naso presenta anche una lievissima connotazione floreale, molto elegante ed arioso.
Con Mona di Orio da Campomarzio70 |
Ecco che la Tubéreuse è un girotondo verde ed innocente, gioioso e di una femminilità sbarazzina, esattamente l'opposto della femme fatale. L'apertura è esperidata di bergamotto e bacche rosa ed erbacea grazie alle note verdi, e intona un preludio rugiadoso all'assoluta di tuberosa indiana, decisamente più verde e meno notturna della tuberosa di grasse tanto celebrata in Fracas. Il fiore è smussato poi da un fondo lieve di gelsomino e benzoino ingentiliti e resi più vaporosi da un accenno di legni muschiati.
A seguire vi parlerò delle altre due fragranze che andranno ad arricchire la linea Les Nombres d'Or, la Vanille e a sorpresa, perfino l'Oud.