Pubblicità di Chamade (Nikasinovitch - anni '70) |
Sentendolo si intuisce che è proprio quella semplicità ribelle, quella leggerezza che Jean-Paul Guerlain deve avere avuto in mente creando Chamade, un orientale-fruttato moderno che prende il nome e l'ispirazione da un racconto di Françoise Sagan del 1965 dal titolo omonimo.
"La Chamade", termine con cui in epoca napoleonica si indicava il tamburo che batteva ritirata, narra della storia di una donna combattuta tra gli agi della vita borghese con un uomo maturo e benestante e il sentimento vero e profondo per il suo vero amore, un semplice artista spiantato che l'ama per quello che è e non per quello che rappresenta.
Questo folle palpito del cuore che si arrende all'amore rullando come un tamburo ispira nel 1968 il regista Alain Cavalier a trasporlo sul grande schermo con una bellissima Catherine Deneuve (Lucile) vestita da capo a piedi Saint Laurent e divisa tra amore e denaro. Nella pellicola come nel racconto avrà la meglio il secondo ma nel 1969 poco dopo l'uscita del film, quello slancio romantico e anticonformista ispirerà Guerlain a lanciare Chamade.
Ho sempre snobbato questo Guerlain a causa della riformulazione attuale che, soprattutto nelle note di testa e cuore è abbastanza diversa dall'originale. Tuttavia nelle mie peregrinazioni profumate assieme all'amica Gretel, il destino ha voluto che mi ricredessi facendomi imbattere in un flacone di Chamade eau de toilette vintage degli anni settanta. Per l'esattezza di tratta di un bel flacone "goutte" ovvero a goccia con tappo in vetro smerigliato "coquillage" che emula le forme di una conchiglia. Lo vedo e seppur scettico lo compro, dopotutto il liquido era chiaro e limpido e valeva la pena rischiare. Una volta giunto a casa con grande emozione scopro la meraviglia: la fragranza inonda il mio naso vibrante come fosse stata prodotta ieri.
L'apertura era perfetta nonostante i suoi quarant'anni, ancora col bergamotto luminoso e vivace che subito si tinge della verde impertinenza del galbano. In questa aiuola erbosa e umida sboccia il giacinto con le sue corolle linfatiche, floreali e carnose. Tutto è reso ancora più succulento dall'utilizzo magistrale di un accordo di foglie e frutti rossi (ribes nero e rosso) lievemente acidulo. Forse questa è l'unica connotazione che si ritrova immutata nella versione attuale che ha mutato questo risveglio in un giardino verdeggiante in un sent-bon aldeidato e saponoso.
Il cuore del profumo parte dai sentori maturi dei frutti rossi per introdurre il lato romantico della fragranza lasciando sciogliere il fremito verde iniziale in un abbraccio carico di rosa turca scaldato dalle sfaccettature poudré di gelsomino e ylang ylang. Questo è il tam tam che batte e risuona di vera passione. Purtroppo anche qui la versione odierna assomiglia più all'uomo benestante di mezza età del racconto: noiosa e gentile con quell'aura detersiva e perbenista che riesce tutto tranne che ad appassionare.
La fragranza inizia a rivelare nelle note di base la cifra stilistica dei classici Guerlain come Après l'Ondée facendosi sempre più discreta e suadente come un invito sussurrato all'orecchio: il sandalo di Mysore riprende il verde iniziale grazie a un'ombra umida di vetiver burbon per poi farsi latteo sul letto della celebre guerlinade. Nonostante sia decisamente più adatta alla pelle femminile dove la rosa risplende, assieme alla partenza su di me questa è la parte più intrigante della fragranza che rimane per almeno quattro ore a fior di pelle coi suoi accenti di vaniglia ed il suo particolare tocco ambrato e poudré in una dimensione intima come l'amore fatto di piccole attenzioni piuttosto che di gesti plateali.
3 commenti:
Credo di non conoscere nemmeno lo Chamade attuale, però posto un abbraccio virtuale e una congratulazione agli autori della peregrinazione che ha portato a questa piacevole scoperta vintage!
@Sara,te lo mando io un sample poichè le gite turistiche con Monsieur han fruttato ben due edt vintage, una è finita direttamente nel mio frigorifero!
Mags, mi sono divertita ad indossarlo oggi davanti al tuo commento e felicemente mi sorprendo di quanto la percezione olfattiva sia vasta e personale. Da boccetta quello che mi arriva è in modo prevalmente il verde fresco del bergamotto e del galbano, "l'ombra umida" del vetiver, la linfa del giacinto (non sò di cosa sappia il giacinto ma se regala quella nota acquatica lo sento).Niente vaniglia, niente ylang ylang, tanto meno la rosa bulgara. La prova su pelle non cambia (stranamente) il profumo e conferma la prima impressione: note verdi, fresche ed acquatiche con tratti aciduli, un profumo assai asciutto, non dico maschile ma perfettamente unisex che solo molto, molto dopo apre verso una rosa senza frutti, timida e un po' slavata. l'ambra non è pervenuta. Per essere più chiari, mi ha ricordato un Ivoire de balmain, per intenderci, o comunque un'impronta più genere chanel che guerlain. Un bel lavoro, certo, ma che non riesce a farmi innamorare, se non per la storia dietro il nome e per Catherine Deneuve. Perdonata?
Perdonatissima cara Gretel, del resto la percezione è soggettiva e pure la pelle di ogniuno regala sensazioni diverse e la tua spesso stravolgenti :)
Ti regalerò un bel bulbo di giacinto in idrocoltura l'inverno prossimo, così potrai capire col tuo naso di cosa odori un giacinto e magari innamorartene stavolta :)
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