18 ottobre 2013

L'Heure Attendue (Jean Patou - 1946)


L'Heure Attendue (1949)
La fine della seconda guerra mondiale è stata un momento atteso da tutti, vincitori e vinti. Il conflitto aveva provato duramente l'Europa, straziata da un'angoscia ben rappresentata in opere come Guernica. Per contro alla fine della guerra la profumeria avrebbe risposto alla voglia di serenità e di ottimismo con grande slancio tornando a guardare anche oltreoceano. Perfino una strega esperta in feroci veleni à la Bandit come Germaine Cellier avrebbe creato il suo jus più luminoso per Nina Ricci, la violetta assolata di Coeur-Joie. Era il momento di nomi speranzosi come Wishing (esprimendo un desiderio) di Avon, Air Nouveau (aria nuova) di Houbigant e tanti altri. La maison Jean Patou rispose con L'Heure Attendue, l'ora attesa, che sorprende scegliendo percorsi inattesi invece della leggerezza.

Scelta curiosa quella di celebrare la pace con uno chypre legnoso, no? Nel 1946 a un decennio dalla morte del couturier e dopo che Henri Alméras, pacifista inguaribile, aveva lasciato Parigi sotto i bombardamenti, anche la Maison Patou sentiva il bisogno di rinascita. Così chiesero al neoassunto Henri Giboulet di proporre una fragranza in poco tempo. Forse i nasi di allora non erano così geniali come quelli d'oggi in grado di produrre una decina di fragranze l'anno. Forse la complessità delle formule e la cura con cui sceglievano le materie prime faceva si che una creazione si perfezionasse in anni. Il tempo fu certamente cruciale per cui, sotto la direzione di Giboulet, apparve più sensato attingere al patrimonio di formule in casa. Il tema legnoso in voga fra le due guerre e la mano di Alméras si sentono chiare. Anche Jean Kerléo, che ha ricreato l'eau de toilette negli anni '80 basandosi sulla formula originale, me ne ha dato conferma.

Difficile dare una piramide, ma fra le varie online quella che mi trova più d'accordo è presa da "Fabulous Fragrances" di Jan Moran. Eccola:
  • Testa: aldeidi, mughetto, geranio, lillà
  • Cuore: narciso, ylang-ylang, gelsomino, rosa, opoponax, garofano
  • Fondo: sandalo di Mysore, muschio di quercia, vaniglia, patchouli, galbano, balsamo del Perù, benzoino, muschio, costus, ambra
 

Tempio d'oro di Amritsar - William Carpenter (1854)
Fortunatamente la mia eau de toilette vintage è ben conservata e squillano ancora il bergamotto e le aldeidi di una base Givaudan che fa capolino anche in testa ad Amour Amour. Questo pizzico d'amore parla di lillà e piccoli fiori gialli sbocciati fra le radici di un maestoso ceppo di Mysore. Il sandalo, qui in qualità e quantità che oggi non si trova più, pervade tutta la fragranza con la sua linfa verde e biscottata e irradia un senso di serenità e pienezza se non di gioia. I fiori, rosa, gelsomino, garofano e narciso sono un distante ricordo di Chaldée e sussurrano il tanto che basta ad arrotondare la drammaticità dell'accordo chypre unito al calore della patounade. Tutto è avvolto nell'ombra calda dell'opoponax che trasla l'atmosfera in oriente, nelle stanze di sontuosi palazzi dai mobili scuri. Poche gocce su pelle e il respiro rallenta per catturarne i riflessi. Si bruciano resine e incenso, si gustano dolcetti speziati e si leggono antichi poemi sanscriti sulle origini del mondo, lasciando che il vino e la saggezza fluiscano nell'anima.

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