Gli alberi passano veloci fotogramma dopo fotogramma dal finestrino del treno, inghiottiti dall'imbrunire e mentre torno a Milano non riesco a staccare il naso dal mio palmo destro. Voglio godermi l'impronta del legno di agar fumante sui polpastrelli. Chiudo gli occhi per "ascoltare l'incenso" come dicono i giapponesi, fino all'ultimo sussurro. Poi chiudo la mano un po' per custodire il regalo che Souhitsu Hachiya ha portato alla quinta edizione di Smell - Festival Internazionale dell'Olfatto, l'incanto estetico ed estatico del Kōdō (香道), la tradizionale cerimonia dell'incenso.
Letteralmente "via dell'incenso", il Kōdō si struttura in Giappone durante l'era Muromachi (1336-1573), un periodo politico turbolento governato dallo shogun che però sotto l'influsso del buddismo zen fece fiorire le arti come mezzo per rinfrancare lo spirito. L'incenso però arriva dalla Cina in Giappone molto prima ed è già protagonista della vita di palazzo descritta nel Genji Monogatari (1000-1008 DC), il racconto di Genji della poetessa Murasaki Shikibu.
L'incenso di Genji Utakawa Kunisada I (1786-1864) |
- Mette in contatto col trascendente
- Purifica la mente e il corpo
- Rimuove la sozzura
- Mantiene vigili
- Può essere un compagno nella solitudine
- Nel pieno degli affari, porta momenti di pace
- Quando è abbondante, non ci si stanca mai di lui
- Quando ce n'è poco, si è comunque soddisfatti
- L'età non cambia la sua efficacia
- Usato ogni giorno, non fa male
Pur essendo precedente al Chanoyu, la cerimonia del the, la via dell'incenso oggi è la meno conosciuta delle tre arti classiche, perfino in Giappone. Basti pensare che nel mondo esistono mille scuole di Ikebana (kadō o via dei fiori), settanta scuole di Chanoyu e solo due scuole di Kōdō. Souhitsu Hachiya è il 21 discendente di Soushin Syouinken Shino che nel XV secolo ha fondato la scuola Shino. Oltre al Giappone, esistono due sedi della scuola Shino a Boston e Parigi. Non per denaro ma per diffondere la tradizione, Souhitsu confessa che amerebbe aprire una scuola anche in Italia. Ha scelto Bologna per il suo primo viaggio in Italia quindi, perché non proprio qui magari?
La passione per la tradizione si vede: basta uno sguardo alle mani di Souhitsu per rimanere incantati dalla precisione chirurgica, dalla grazia innata del gesto quasi fosse nel suo DNA. Trattengo il fiato per non disturbare quell'istante perfetto. Nemmeno ho scattato una foto durante la cerimonia per gustarmi a pieno ogni momento, soprattutto il senso di armonia che il rituale infonde.
La cerimonia inizia quando il komoto (colui che porge l'incenso) prepara una ciotola di cenere con un pezzo di carbone ardente. Sopra viene messo un piccolo foglio di mica al centro di cui viene messo un frammento di legno fragrante, solitamente aquilaria. Usando una piastrina mica, il legno sprigiona l'aroma dolcemente, senza fumo. La tradizione distingue cinque gusti: dolce, acido, speziato, sapido e amaro.
La via dell'incenso è ricca di simboli e celebra le arti sublimi: di solito si sceglie un tema dalla poesia classica giapponese. Ispirati dal profumo, anche i partecipanti possono esercitarsi nella calligrafia a pennello e comporre versi nel tipico schema sillabico 5-5-7-5-7. Oltre all'aroma incredibile rimasto sulle mani, ciò che il Kōdō mi ha lasciato è il messaggio profondo di rispetto e dialogo con la natura che ci penetra attraverso il fumo. "Quando mi raccolgo per preparare l'incenso entro in contatto con i miei avi" è stato il pensiero più toccante di questo incontro. Pensate che la tradizione è tramandata oralmente ed occorrono anni per apprendere la pratica dell'arte del Kōdō. "Io e mio padre non possiamo viaggiare sullo stesso aereo per evitare che vada persa la tradizione in caso di incidente" rivela Souhitsu. Per lui l'incontro con gli avi è sulla via dell'incenso, ma credo ognuno di noi abbia ereditato dei gesti familiari, piccoli riti stratificati in generazioni che ci riportano alle nostre radici.
Un grazie di cuore a tutto il team di Smell - Festival Internazionale dell'Olfatto, a Nipponica e a Nippon Kōdō per aver regalato a Bologna questa esperienza unica che spero si ripeterà presto.
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