23 settembre 2010

Stile newyorkese, con un certo je ne sais quoi



L'interno del flagship store ODIN
  Tra i vari stand di Pitti Fragranze, nella sezione Spring dedicata ai nuovi marchi, ce n'era uno che colpiva soprattutto per l'essenzialità della presentazione: ODIN, concept store dell'est end newyorkese, il cui nome si ispira a Odino, dio di vittoria e sapienza della mitologia nordica, lancia una linea di quattro fragranze ispirate ai viaggi inseguendo miti e leggende.

La cosa che colpisce subito è il packaging essenziale e funzionale come lo chic american style ama: scatole nere, materiche, alte e con delle scritte sul dorso, quasi fossero dei romanzi in edizione limitata. Nero su nero, liscio su ruvido, lucido su opaco: così si scrive la storia di questi racconti e la luce che trafigge i quattro flaconi lascia intravedere la trama ambrata degli inchiostri di queste novelle profumate che parlano francese e vestono yankee.

 


Confesso che quando sento il termine profumo unito all'aggettivo americano parto sempre prevenuto: nella mia testa scatta un'associazione di idee che mi riporta a qualcosa di maniacalmente pulito tipo detersivo, oppure forzatamente sintetico e stucchevole tipo jelly beans, o peggio ancora a qualcosa di disarmonico che viene spacciato per un giovane, moderno prodigio della profumeria. Fortunatamente sono curioso come una scimmia e rapito dal fascino del contenitore mi affretto a scoprire il contenuto.


Le quattro fragranze, sebbene nessuna si possa considerare un capolavoro, esprimono come per il packaging misura e sobrietà, denotando carattere e una persistenza a pelle buona ma mai squillata. Lo fanno sorprendentemente con un gusto francese con rimandi di stile classico della profumeria europea e con delle materie prime di buona qualità. Tra i quattro, brillano per originalità Owari e Century che offrono una evoluzione maggiormente ricca di sensazioni olfattive.

01 NOMAD (Kevin James Verspoor): l'apertura di bergamotto supportato da un accordo cedro-eliotropio come fosse un the earl grey caldo con del miele, evolve passando alle note poudré della palmarosa con un soffio di pepe. In fondo si svela il tema vero della fragranza: un sandalo cremoso, un biscotto appena sfornato, in cui persiste il tocco speziato e appare una punta di muschio animale. Tutto ruota però su atmosfere lattee e biscottate quasi fosse il profumo di una buona colazione casalinga più che di un viaggio sulla via delle spezie seguendo le carovane. Le spezie sono presenti ma molto velate, su cui prevalgono le sensazioni cremose dell'eliotropio (privo di sfumature mandorlate) associato alla tonka e al sandalo. Giusto l'accenno animale del muschio di fondo riporta la fantasia al passaggio dei nomadi.

02 OWARI (Pierre-Constantin Guéros): è un agrumato interessante, soprattutto per chi come me non ama gli agrumati. Owari è un esperidato dalla partenza fruttata e verde, per nulla acre, come se si avesse sfregato tra le mani un mandarino fresco con la buccia oleosa e i germogli verdi. Il cuore si scalda poi di spezie e l'agrume si fa più asciutto, meno polposo e tuttavia ancora verde, rinforzato da una bella nota floreale di neroli per nulla pungente, che persiste per ore. L'accordo non scivola mai però nel fiorito di facile appeal e, scaldato da legni morbidi, da' quasi una piacevole impressione di arancio amaro. Il fondo torna poi ad addolcirsi in un letto poudré di legno con accenni caldi e animali.

03 CENTURY (Kevin James Verspoor): è il più complesso dei quattro profumi, il meno immediato. Non fosse che cattura l'attenzione per la radiosa dolcezza del cuore, non gli si darebbe nemmeno attenzione. Nonostante ODIN lo descriva come uno chypre moderno che si ispira all'albero del cipresso, se uno lo provasse aspettandosi uno chypre resterebbe prontamente deluso. Invece si tratta di un buon ambrato che, da un'apertura lievemente boschiva di cipresso e torba appena scaldati da un sole autunnale, passa velocemente ad espandersi sul un avvolgente abbraccio di mirra, dominato da sentori che ricordano mandorle e miele scuro. Questo è il momento più accattivante e duraturo della fragranza che dopo ore si attenua svelando il fondo ambrato in cui giusto un sussurro di muschio e note animali danno un vaghissimo sentore vellutato e misteriodo d'inchiostro.

04 PETRANA (Jean-Claude Deville): l'ispirazione presa dalla città di Petra in Giordania, si traduce qui in una viola che sboccia tra foglie verdi e sentori aciduli ed erbacei, leggermente speziata e poudré di iris su un fondo con accenti di pelle scamosciata. Sebbene il tema viola-iris-daino non sia nuovo, la fragranza ha classe, morbidezza ed equilibrio. Tuttavia l'unico nesso apparente con la l'antica città giordana sembra essere il registro poudré e speziato che allude vagamente alla pietra millenaria e la polvere.


1 commento:

LiB ha detto...

Non ho avuto il tempo di provarli a Pitti, ma li ho brevemente testati oggi grazie alla tua gentilezza ;)
Concordo che Century pare il più interessante, il più sfaccettato, un ambrato con un fondo che vira al gourmand. Non mi è dispiaciuto Nomad, sentito da fialetta, ho percepito le note di tè appena appena affumicato; non sono arrivata alle note di cuore e di fondo in quanto non l'ho provato su pelle. Owari sempre da fialetta: concordo pienamente con la sensazione di stroppiciare una buccia d'agrume o meglio, le sue foglie e di aspirarne il profumo.
Petrana mi è parso una gradevole interpretazione della violetta, qui asciutta e priva di quel riferimento alle violette candite che purtroppo spesso si ritrova.
Piccola nota dolente...Century e Nomad mi hanno dato entrambi una sensazione di déja senti. Studiati troppo poco per dare una sensazione definitiva...però mi hai fatto venire la voglia di approfondire la loro conoscenza :)

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